Fedeli divorziati e risposati, sempre amati dalla Chiesa


Tre ore abbondanti nella mattinata di domenica 11 novembre al Convento di Castellana sono passate velocemente per oltre sessanta coppie di sposi, metà partecipanti al 17° Seminario sulla consulenza familiare e metà già operatori di pastorale familiare o del consultorio nella Diocesi di Conversano-Monopoli, in ascolto prima e in dialogo poi con il professore Domenico Simeone e col direttore dell’Ufficio diocesano competente don Felice DI Palma, su di un tema raccolto dalle parole di papa Benedetto XVI al VII incontro mondiale delle famiglie a Milano il 2-3 giugno scorso: I separati e i divorziati risposati “devono vedere e sentire” che la Chiesa li ama.

 

 

L’intervento del presidente nazionale dei consultori cattolici ha lasciato il segno e ha già aperto il dibattito nella diocesi. La parola chiave è stata “accoglienza” come atteggiamento evangelico della Chiesa e dei cristiani che formano la comunità ecclesiale e la rendono presente al mondo oggi. Molteplici sono le ragioni che negli ultimi quindici anni hanno portato al raddoppio delle separazioni e dei divorzi in Italia. Siamo di fronte a una famiglia ferita, alla quale non si può più rispondere con vecchi schemi.

 

Per salvare il matrimonio non occorre rinunciare alla realizzazione di sé; l’amore non è un’opera museale da conservare ma una pianta – delicata e robusta insieme – da coltivare; non è vero che l’unica soluzione è separarsi dato che la coppia può imparare a gestire i conflitti; c’è sempre uno spazio di maturazione delle persone; anche gli sposi possono imparare dai propri errori; è proprio dei coniugi tessere insieme la dimensione affettiva e quella etica. Quando proprio non c’è null’altro da fare, e nessuno può pretendere di riattaccare i cocci ad ogni costo perché sarebbe un’ulteriore violenza, allora il digiuno sacramentale può diventare una sofferenza reciproca in una comunità di viandanti che anelano tutti alla stessa meta, portando i pesi e le consolazioni gli uni degli altri.

 

Certo, tutto questo comporta un salto di qualità nella preparazione al matrimonio, e la CEI ce l’ha appena ricordato (v. Orientamenti pastorali pubblicati il 22 ottobre scorso dalla Commissione epi-scopale per la famiglia e la vita). Durante la navigazione poi, la fragilità umana degli sposi può essere messa a dura prova dalle burrasche della vita. Qui la parola chiave è “sostare”, imparare a fermarsi per capire, darsi il tempo necessario per prendersi cura della propria relazione, ma anche avere il coraggio di chiedere aiuto per tempo. In questa fase la comunità accoglie gli sposi attraverso il consultorio familiare, aprendo uno spazio neutro dove la coppia possa trovare in se stessa l’energia di ridefinirsi e di riprendere a crescere come persone, con l’aiuto empatico di consulenti attenti anzitutto all’ascolto dell’altro.  “L’amore comincia con l’ascolto di Dio e dell’altro… Ascoltare può essere un servizio più importante del predicare” – ha concluso Simeone citando Dietrich Bonhoeffer.

 

È seguito un dialogo ricco di domande puntuali e risposte illuminanti, che ha condotto ad alcune modalità di “vedere e sentire” l’amore di Dio e della Chiesa da parte delle famiglie in ogni condizione e a tutte le età: giovani, sposi, genitori, coniugi che vogliono separarsi dopo molti anni di matrimonio, figli conviventi di matrimoni diversi. Su tutto è emerso un filo rosso, che è la nuova capacità di inclusione fra realtà ancora percepite come alternative: il polo affettivo e il polo etico, il dono e il legame che può derivare dal dono, la libertà personale e il processo di liberazione reciproca, le esigenze della persona e quelle della coppia, l’intimità affettiva e quella fisica.

 

Altre indicazioni emerse: il riconoscimento reciproco fra preti e consultorio, fra le coppie e i consulenti familiari; i “gruppi di parola” in cui si impara a comunicare fra nuovi membri di una famiglia ricostituita; l’integrazione fra il lavoro di consulenza, assolutamente riservato, e la promozione di incontri sulla cultura della famiglia; i gruppi di spiritualità per separati o coppie miste di separati e chi è alla prima unione, con l’obiettivo di dare sempre una mano alla costruzione di un tessuto relazionale delle persone nelle diverse situazioni.

 

Don Felice Di Palma ha concluso la mattinata ricordando le Scuole per le famiglie che il nuovo piano pastorale della diocesi propone per il decennio 2011-20: “Occorre anzitutto ascoltare le famiglie, osservare attentamente la realtà e i bisogni emergenti, aprire luoghi dedicati all’incontro delle famiglie, mettere in atto qualche esperimento, costruire percorsi, confrontarsi su metodi diversi ed esperienze già in atto”, allo scopo di imparare ad essere una chiesa più “accogliente e misericordiosa verso tutti” (Direttorio di Pastorale familiare, nn. 200-201).

 

Vito Piepoli

Iniziative dalle federazioni

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